Coltivare il giardino del mistero

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Il Giardino del mistero è una definizione che viene riferita alla Vita che percorriamo e all’importanza della cura, della crescita, della scoperta e del rinnovamento continuo della stessa.

Il giardino siamo noi, con le nostre passioni, i nostri interessi, la nostra personale magia, il potere che emaniamo e la nostra personale influenza che abbiamo sul mondo.

Ogni aspetto di noi stessi, visibile o invisibile agli occhi è come una pianta, come ogni forma di vita che abita nel nostro giardino.

Ognuna di esse ricopre un’importanza fondamentale ed unica all’interno del giardino stesso.

Ma prima di parlare di questo, vorrei fare una piccola puntualizzazione riguardo l’articolo Pranopratica e Buddismo.

Nel mio articolo parlavo del fatto che le scuole religiose non tendono ad aprirsi ad altre tecniche, considerando la loro come l’unica possibile, la (più) vera, la migliore. Questo era riferito alla mia attuale esperienza con la scuola che porta avanti il messaggio e la pratica di NIchiren Daishonin (Soka Gakkai), ma si potrebbe estendere anche ad altre.

Durante il mio percorso degli ultimi 15 anni mi sono trovato spesso a confrontarmi con la chiusura verso altre tecniche del benessere (tra cui reiki, pranopratica, riflessologia) espressa da alcuni membri e responsabili della suddetta scuola. Come spesso accade, tendiamo ad identificare l’opinione personale di alcune persone come quella della scuola stessa. È normale, ma rimane comunque una visione superficiale della cosa.

Queste persone, nonostante pratichino una religione che pone l’apertura verso gli altri, la conoscenza e il rispetto di se stessi e degli altri alla base del percorso individuale, tendono, per i loro personalissimi motivi, a identificarsi talmente tanto con la pratica e con la scuola stessa che si chiudono in essa, rifiutando a priori tutto ciò che ai loro occhi appare “un pericolo” – come se la conoscenza e l’esperienza di altre “tecniche” potesse “inquinare” la pratica buddista stessa.

In realtà, lo stesso presidente della Soka Gakkai – Daisaku Ikeda – nei suoi scritti e discorsi, sottolinea continuamente l’importanza dell’apertura alla conoscenza ampia del mondo, dei suoi abitanti e delle altre pratiche religiose, come di quelle spirituali, proprio per rimarcare quanto noi esseri umani siamo intimamente collegati e quanto sia importante il rispetto verso il cammino scelto dagli altri. Rispetto che si costruisce solamente con la conoscenza senza giudizio e con la consapevolezza che ogni persona sceglie il proprio cammino sulla base delle proprie necessità e aspirazioni.

Come buddisti, ma questo io lo estendo ad ogni praticante religioso, penso sia nostro ruolo fondamentale agire nella nostra vita quotidiana per aprirci al mondo sempre di più, stimolando il dialogo e la conoscenza reciproca, inter-religiosa e spirituale. La strada che abbiamo scelto rappresenta la base su cui costruire la Vita, il punto di partenza da dove aprirsi e non un rifugio, un fortino in cui barricarsi.

Anche perché chiudersi in un fortino produce solo una visione distorta della realtà, gli altri diventano “nemici” e potenziali attentatori alla nostra felicità. Come se la costruzione della nostra personale felicità stessa dipendesse dagli altri e non da noi stessi.

Non è il messaggio religioso fondamentale che promuove questo, ma solo le singole persone come risposta alla Vita da loro fino a questo momento vissuta.

Tornando al titolo del presente articolo, ho voluto chiamarlo “coltivare il giardino del mistero”, in seguito ad un bellissimo e profondo dialogo che ho avuto con una persona aperta, disponibile e saggia, la quale mi ha molto incoraggiato a non fermarmi e a proseguire nella mia ricerca, continuando a coltivare il “mistero” della mia Vita.

Il giardino del mistero riguarda quegli aspetti della Vita che con la sola mente razionale (l’emisfero sinistro del nostro cervello) non può essere spiegato – ma l’integrazione di tutto ciò che rientra nell’orbita del mistico, del nascosto, dell’inspiegabile, dell’esoterico (emisfero destro).

Come ricercatore, ho passato gli ultimi 15 anni della mia vita ad agire così, forse per soddisfare un’aspettativa familiare, lavorando con dati e “fatti certi”, replicabili e spiegabili. Ma qualcosa di questo mondo, fatto da persone così “sicure”, anche un po’ arroganti, non mi hai mai soddisfatto completamente – difatti il mio profondo interesse si è sempre manifestato (forse per una intrinseca ricerca di equilibrio) nella conoscenza e esperienza delle tecniche olistiche, delle religioni aperte e della spiritualità interiore e consapevole. Ho provato e cercato di tutto per spiegare la Vita, finché non l’ho semplicemente accettata per la bellezza inspiegabile che con sé, in ogni momento, porta.Four_lobes_animation_small2

In fondo, chi può spiegare veramente la Vita? Chi può essere così certo che tutto, ma proprio tutto possa essere razionalmente spiegato?

Non riconosciamo che ci sono cose, avvenimenti, emozioni che non hanno una spiegazione logico-razionale? Spesso, infatti, a queste viene dato il nome di “caso” (tra l’altro pure questo, di fatto, inspiegabile). Per quanto anche la scienza stessa si stia sempre più avvicinando al fatto che tutto sia veramente relativo e intimamente collegato.

Ma il caso, per come la vedo io (e non solo io), non esiste – ma è l’espressione della nostra parte nascosta, invisibile, è l’effetto della causa fondamentale che alberga nel nostro cuore, è il karma, è il legame primordiale con la Vita stessa che si esprime.

Per molte persone (purtroppo), tutto ciò che non rientra nel “razionale/scientifico” è da scartare a priori e viene spesso liquidata con la frase : non ci credo – oppure: non è scientificamente dimostrabile, quindi non ha alcun valore – o peggio ancora: è una cazzata (truffa ecc).

Questa visione dipende esclusivamente dall’inclinazione troppo razionale che noi occidentali abbiamo impostato nella nostra società – ma non per questo vuol dire che tale visione sia l’unica, la migliore, la (più) vera…. che parallelismo eh?

È semplicemente la nostra ricerca del “sicuro” – comprensibile, ma riduttivo.

Se noi umani abbiamo due emisferi e siamo fatti da “due parti” speculari qualcosa vorrà dire. Classico esempio della specularità insita in noi sono le nostre mani.hands-306713_640

Se la parte sinistra del nostro cervello ha funzione razionale, l’altra serve a vivere, a vedere (a “sentire”) la Vita con altri occhi, a lasciare andare le spiegazioni, ma a stimolare una maggiore profondità ed equilibrio nel vivere stesso, riconoscendo che la Vita stessa, in fondo, è bella così com’è e che non necessita di alcuna spiegazione.

Un’ulteriore differenza tra i nostri due emisferi è che il sinistro (razionalità) ama la sicurezza e le cose concrete, materiali, le certezze a cui aggrapparsi nel momento presente, è incapace di pensare al futuro se non con ansia, vive il passato con nostalgia e continua ad usare le medesime strategie anche per risolvere nuovi problemi.

Il destro vive la Vita nel suo complesso, è creativo e unisce tutti gli esseri viventi in un’unica matrice costantemente in divenire e, se stimolato, riesce a pensare al futuro, ma con gioia e passione, trovando nuove soluzioni ai vecchi problemi.

Una descrizione essenziale delle loro funzioni si può trovare qui

Anche riguardo la pranopratica ho avuto queste risposte (non ci credo, son cazzate, è l’effetto placebo), ma, come ho un po’ spiegato nel post di cui sopra, essa può essere anche scientificamente dimostrata – per quanto non sia il fine della stessa dover dimostrare qualcosa a qualcuno, ma solo essere un contributo positivo e funzionale al benessere dell’individuo.

Quindi il “giardino del mistero” siamo noi stessi, ognuno di noi.

Ognuno è un potenziale meraviglioso giardino che ha bisogno di essere coltivato, curato e lasciato sviluppare donandogli sia razionalità (scelta delle piante, mantenimento, cura giornaliera consapevole), ma anche di essere “lasciato andare”, di essere un luogo dove osservare la meraviglia della Natura svilupparsi secondo i suoi canoni, seguendo la propria intrinseca armonia. Esso può essere una foresta tropicale, un deserto, una macchia mediterranea, un giardino all’inglese o giapponese. Lower_pond_at_Japanese_Friendship_Garden_in_San_Jose

Coltivare il proprio giardino significa anche osservare quali piante abbiamo in esso finora piantato, come si sono sviluppate, se ci piacciono e ci rendono felici, ma significa anche avere la libertà di trasformarlo, di dargli una nuova struttura, di mettere nuove specie e/o di sostituire quelle vecchie perché non più soddisfacenti per noi.

Perché, in fin dei conti, la nostra più grande paura non è quella di “essere inadeguati” o di “non riuscire”. La nostra più grande paura è riferita all’immenso potere che potremmo avere come agenti della trasformazione, del benessere e dell’amore. L’effetto placebo rientra perfettamente in questo, la nostra convinzione che qualcosa ci faccia bene (o male) rende tal cosa esattamente un agente del bene o del male per noi. Tutti parlano dell’effetto placebo come di un qualcosa di negativo (perché non spiegabile), quando invece è la chiara dimostrazione dell’infinito potere che alberga in noi.

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Certo, la trasformazione, specialmente di un qualcosa che è già profondamente radicato in noi, è una pratica difficile (apparentemente), se osservata solo con il nostro cervello razionale. La nostra parte razionale teme l’ignoto perché non dà punti di riferimento a cui aggrapparsi.

Ma la trasformazione del giardino diventa qualcosa di meraviglioso e di altamente soddisfacente se fatta con passione, con amore e con il desiderio di rendere il nostro giardino un luogo dove attrarre le farfalle della Vita.

È ciò che sta accadendo a me, proprio mentre sono qui a scrivere.

Io scrivo con il semplice desiderio di condividere la mia Vita, e di stimolare anche voi che mi leggete a non aver paura di trasformare la vostra Vita, al di là di tutti gli ostacoli e impedimenti che vediamo e/o che pensiamo di incontrare nel nostro cammino.

Come fare? Non ci sono “regole” che valgano per tutti, perché ognuno è un giardino diverso dagli altri – esiste però un’atteggiamento che si può iniziare a stimolare e a far entrare nella nostra Vita: la curiosità.

La curiosità è il primo step per uscire dall’intorpidimento della Vita quotidiana. La curiosità spinge ad uscire dal seminato, a mettere la testa fuori dalla finestra per osservare il mondo così com’è, assaporando la sua perfezione e magnificenza in ogni momento.

Curiosità vuol dire fiducia nella Vita stessa, nei nostri amici, nelle loro esperienze e racconti di Vita.

La curiosità per ciò che vediamo esterno a noi si rifletterà istantaneamente sul nostro interno, andando ad estirpare le erbacce che, con incuria e negligenza, abbiamo lasciato crescere nel nostro giardino.

Io lo ripeto solo perché è la mia esperienza ed è tutt’ora in corso nella mia Vita.

La curiosità che sto mettendo nel conoscere nuove strade, tecniche e pratiche stimola il mio coraggio a perseguirle. Stimola l’amore per la Vita stessa, per la mia e per quella di tutti gli esseri viventi. Stimola il rinnovamento profondo di me stesso e, per estensione, contribuisce al rinnovamento spirituale dell’intera umanità.

Si perché il nostro giardino è solo una piccola parte del meraviglioso Parco Universale in cui siamo immersi.

Tutto è connesso e il modo in cui trattiamo il nostro giardino e i nostri vicini è il modo in cui trattiamo il mondo e l’energia che trasmettiamo per il suo benessere. Ognuno è importante, ognuno è fondamentale – la Vita non spreca alcunché e non fa niente “a caso”. Se qui siamo, è perché qui, in questo luogo ed in questo momento, noi possiamo rendere ancora più bello il nostro giardino. Se non servissimo a questo, non ci saremmo.

In fondo uno muore solo quando ha assolto al suo compito, qualunque esso sia stato.

Ma per vedere la Vita sotto una nuova ottica dobbiamo stimolare il nostro emisfero destro, dobbiamo essere curiosi, dobbiamo aver voglia di diventare i giardinieri di noi stessi e dell’intera umanità.

È un percorso, un cammino, un profondo rinnovamento.

Ma, in fondo, la Vita cos’è? E noi cosa siamo, se non Vita?

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